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Meeting with Jacq

Milano, 25 Mag. 2017 - Intervista di Domizia Vanni, studentessa presso l'Istituto Marangoni di Milano
 

Parlando dei volti: Perché i volti di Prato?
Ogni persona ha le sue specifiche caratteristiche attraverso le quali viene identificato e ricordato. Rappresentare profili privi (o quasi) dei loro tratti ma comunque riconoscibili, significa cogliere la loro anima. Le persone esistono. Sono individui che popolano le strade di questa città e fanno parte dell'epoca in cui vivo.

 

Quando hai cominciato a dipingere e perché?

Ho cominciato a dipingere circa 6 anni fa. Il mio percorso artistico non è certamente accademico. E’ iniziato tutto da un evento, organizzato da un amico. Il tema era l’arte: io scelsi di rappresentare Modigliani e dipinsi una sua opera. Da quell’istante è iniziato tutto. Sicuramente ho sempre manifestato il mio animo “artistico” ma fino a quel momento non avevo trovato il mezzo giusto per poterlo manifestare all’esterno.

 

Raccontaci del tuo progetto “I volti di Prato”

#voltidiprato è un progetto ma forse sarebbe meglio definirlo un cammino iniziato nel 2012 e concretizzato in ciò che è diventato oggi. Cominciai a ritrarre volti che mi colpivano e dopo alcuni anni ho realizzato che avevo inconsapevolmente intrapreso un percorso che parlava di Prato e della sua gente. Io mantengo una posizione di anonimato mentre i volti che ritraggo no, hanno un nome e un cognome e si rivelano per me. La forza di questo progetto sono le persone che si rendono protagoniste delle mie opere perché produco in loro comportamenti di vario genere, dalla condivisione alla curiosità: Una signora ha staccato dal palo un adesivo dei #voltidiprato e l’ha attaccato sulla sua borsa.

In chi o cosa trovi ispirazione?

Sono sempre stato affascinato dai lineamenti delle persone e dai tratti decisi all’interno di un dipinto: Modigliani e Van Gogh sono artisti che mi hanno lasciato il segno dunque penso di esser stato influenzato da loro.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare con le tue opere?

Il modo differente che le persone hanno di descrivere altre persone. Ognuno ha le sue specifiche caratteristiche attraverso le quali viene identificato e ricordato. Io cerco di rappresentare profili privi (o quasi) dei loro tratti ma comunque riconoscibili con lo scopo di cogliere la loro sintesi, la loro anima. La cosa interessante è che non sempre ci riesco: capita che amici e conoscenti rivedono in un dipinto una persona che in realtà non è. Dunque entra in gioco anche il fattore ‘somiglianza’, un aspetto che non avevo considerato ma che mi fa riflettere perché crea smarrimento e curiosità.

Cosa significa “Creatività” per te?

La creatività è autentica. Nasce dall'interno, in modo del tutto spontaneo, per poi

manifestarsi in forma concreta. La reputo un potente strumento di comunicazione capace di suscitare stupore, interdizione e coinvolgimento. Il mio modo di comunicare alle persone attraverso la creatività riesce a coinvolgere le persone.

 

Che relazione c’è, nel tuo lavoro artistico, tra identità e creatività?

Nel mio lavoro c'è un legame molto forte tra i due fattori perchè il progetto descrive in modo diverso le persone della mia Città. Ogni persona vive la propria realtà e la interpreta secondo il suo punto di vista: io lo sto facendo, descrivendo le persone che popolano Prato. Le rappresento attraverso i miei quadri e gli adesivi dei #voltidiprato.

Artista si nasce o si diventa?

Penso che si nasca creativi. Successivamente, se sei bravo a esternare quello che hai dentro, il ruolo di Artista ti viene riconosciuto dalle altre persone. Dunque creativi si nasce, artisti si può diventare.
 

L'arte deve essere civile o incivile? E perché?

Per come la vedo l’arte ha un dovere morale e uno scopo sociale preciso: quello di civilizzare la società. L’opera deve riuscire a incidere sullo stato d’anima delle persone facendo provare sensazioni di tranquillità ed equilibrio e talvolta sensazioni di impatto e sofferenza scaturite da una situazione di denuncia. Se l’arte riesce a suscitare queste emozioni ha raggiunto il suo scopo ed è civile.

Quanto un artista è libero oggi?

Dipende dal contesto in cui viviamo. Ci sono forme velate di privazione della libertà di espressione (che ritengo più occidentalizzate) e forme estreme: è il caso di Ai wei wei in Cina che, per la sua opposizione al regime è stato arrestato e confinato in una località segreta. In generale penso che l’arte, in tutte le sue forme, a volte possa essere scomoda perché affronta tematiche sensibili che possono scaturire reazioni di censura.

Quali sono le tue speranze e sogni per il futuro?

Vorrei continuare su questa strada cercando di rinnovarmi e di proporre cose interessanti anche al difuori di Prato. Il mio sogno? Riuscire un giorno a esporre alla Tate Modern di Londra o al Centre Pompidou di Parigi, ma appunto è un sogno. Comunque, nel frattempo sto cercando di farmi conoscere a livello cittandino, “partecipando” a eventi nella quale vengo coinvolto.

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